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martedì 1 settembre 2015

Tartarughine - Da "Le proiezioni nella stanza 5" di Tiziano Consani




Vedo, in lontananza, avanzare verso di me una figura che all'apparenza potrebbe essere una donna vestita con un abito di tessuto di vari colori. In risalto, il cappello variopinto e una lunga gonna dal colore fortemente lucido, fra l'amaranto e il marrone scuro. Veste una camicetta verde pistacchio che ricopre un busto senza la minima rilevanza di seno. L'indumento è abbellito da disegni di gocce di rugiada, gialli, rossi, blu e marroni. Mano a mano che la vedo avvicinarsi, mi rendo sempre più conto che non è una donna vera e propria, o meglio, sicuramente è un essere femmina ma non certo umano. La sua faccia è, in effetti, costituita da due facce unite fra di loro, ciascuna completa di due occhi e due nasi. La bocca, invece, è una sola, centrale, acqua e sapone, molto bella, direi certamente sensuale. La parte destra del viso della figura ha i lineamenti di una donna di colore, del nord Africa, con gli occhi marroni grandi e la pelle color cioccolato, con il naso piccolo e rotondo, quasi nascosto fra le guance e le cavità oculari. L'altra parte del viso, quella di sinistra, ha sempre lineamenti femminili ma con pelle chiarissima, occhi verdi come lo smeraldo e molte lentiggini sul naso pronunciato ma perfetto, con caratteristiche da donna del nord Europa. I capelli non sono una vera e propria capigliatura ma sono un insieme di piume dalle decine di colori, dove la predominanza della cromìa è data dal rosso, dal giallo e dall'azzurro, accesi: somigliano alle piume di un grosso pappagallo dei tropici. Più che la figura si avvicina, più mi rendo conto che di umano non ha niente. Le braccia sono estremamente lunghe e sproporzionate rispetto al corpo, anzi, partono dalle spalle e arrivano per terra. Al posto delle mani ha due tartarughine che da piccole, che sono, ingrossano a vista d'occhio fino a diventare di dimensioni di circa quindici centimetri di diametro, con la testa totalmente fuori dal proprio guscio e la bocca aperta e affamata. Quella che sembrava una lunga gonna in tessuto è in realtà un unico blocco di legno di mogano laccato e la figura non ha piedi ma si muove verso di me come se fosse sollevata su un cuscino d'aria. Ad un tratto si ferma a circa un paio di metri dal mio letto, tende nella mia direzione entrambe le braccia magrissime e, queste, come fossero costituite da un insieme di tubi telescopici, si pongono a pochi centimetri, sopra il mio letto. A tal punto le due testuggini, con le loro bocche voraci, iniziano a mangiarsi, come se fossero di lattuga fresca, i pantaloncini corti che indosso: quelli di carta che mi sono stati forniti dal reparto ospedaliero e che ho definito, appena il personale infermieristico me li ha infilati addosso, come i "carzoncini di Pinocchio".
Appena le due testuggini hanno terminato il loro banchetto, le loro dimensioni si riducono nuovamente a quelle originarie iniziali, piccole, di circa tre o quattro centimetri cadauna. A tal punto la faccia bifronte, dell'essere, si apre nella sua parte centrale, quella che delimita i due volti e che li separa in modo tale da sembrare il combaciare, insieme ed allineato, di due ante . Infatti, come se fossero sportelli di un mobile d'arredamento, o le due ante di una finestra, essi si aprono verso l'esterno. I due visi uniti, ruotando di centottanta gradi, uno verso sinistra e l'altro verso destra, diventano elementi grotteschi, vuoti e grigi nel loro interno, che vanno a guardare ciò che è dietro la figura e cioè la parete della stanza. È così che l'apertura, a libro, delle due facce fa scoprire, dietro di esse, un volto mostruoso, con un solo piccolo occhio bavoso e una enorme fauce spalancata colma di denti acuminati, sia sulla circonferenza esterna, sia nella cavità interna. Il mostro ha una gola profonda dalla quale fuoriescono fumo nero e lingue di fuoco. Una specie di diavolo-squalo mi sta fagocitando senza che io possa fare assolutamente niente per evitare l'evento.
Chiudo gli occhi aspettando di essere il pasto primario della belva e vedo quest'ultima inghiottirmi in un solo boccone, con lettino e cannelli di drenaggio inclusi...


...Due labbra umide e profumate, di intensa essenza femminile mi baciano, prima sulla fronte e dopo sulla bocca. Apro gli occhi, lì per lì non vedo nulla e nessuno, finché, sullo sfondo laterale sinistro della stanza, ferma, con metà corpo dentro la parete e l'altra metà fuori di quest'ultima, scorgo la mia donna che mi guarda intensamente con i suoi bellissimi e grandi occhi neri. Poi apre il palmo della mano, lo pone sotto il suo mento e mi ci alita sopra un soffice bacio, prima di sfumare, subito nell'attimo successivo, dentro il sottofondo grigio di quello strano schermo.

TC


Da:  LA STANZA N. 5 - Cose strane -

Ho fissato quella parete per giorni e per notti. Interminabili notti e altrettante interminabili sequenze buie di immagini. Quelle dei miei incubi, dei pensieri negativi, sicuramente dovuti ai postumi dell'anestesia, a quelli della morfina e di tutta la miscela di farmaci somministrati via endovena, con interminabili flebo.

I brevi momenti di preghiera, consentiti dal mio Credo, hanno alleviato il grigiore di quello strano scorrere di miserie. Come il vento di libeccio, con la sua azione poderosa, riesce a portare via tanta nuvolosità in poche ore.

Lo schermo-parete, così è diventato, a momenti alterni, cinema tridimensionale in quadricromia e giornale in solo bianco e nero: talvolta più nero del suo stesso stato, per far intendere meglio la precarietà della nostra breve esistenza, con le proprie immagini piatte, senza dimensioni e prospettive, rimaste impresse nei fotogrammi di una pellicola usurata e contenente figure di mostri dalle ampie fauci, pronte a ingoiarmi insieme alle mie paure.

Come fuori senno ho riso, pianto e meditato in contemporanea, raccogliendo informazioni e dati per poi poter riportare il tutto su questo foglio bianco. Ho immagazzinato il buono nel poco spazio disponibile delle mie meningi e ho cestinato il cattivo nella mia cartella di trash biologica. Ne è uscito fuori qualcosa che, nei prossimi giorni, posterò un po' alla volta su questa mia pagina.

Insomma, sceneggiature che, a raccontarle, raffigurano epiloghi di un "drogato", certo non per propria scelta. Episodi che possono capitare a chiunque, visualizzabili in semplici sogni o atroci incubi. Cose strane che mi hanno fatto riflettere. Pertanto le ho volute raccontare.


TC